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Un pezzo di storia nella costa abruzzese celebrato anche da Gabriele D'Annunzio. Il mare d’Abruzzo è diventato famoso per i “trabocchi”, antiche macchine da pesca costruite sull’acqua che ancora oggi stupiscono per il loro ingegno. Il trabocco o trabucco, non è altro che una palafitta lignea protesa verso il mare e ancorata alle rocce, dalla quale si dipartono lunghi bracci, detti antenne, ossia un sistema di tiranti e bilancieri a cui è fissata una enorme rete a strette maglie detta trabocchetto, da immergere e ritirare per la pesca. Dannunzio nel “Il Trionfo della Morte” lo descrive così: "Dall’estrema punta del promontorio destro, sopra un gruppo di scogli, si protendeva un trabocco, una strana macchina da pesca, tutta composta di tavole e di travi, simile a un ragno colossale [...]
Per il suo valore storico, rientra tra i Luoghi del Cuore dell’Abruzzo segnalati al FAI: nel 2018 è stato proposto per il censimento curato dal Fondo Ambientale Italiano, classificandosi al 14° posto della classifica nazionale e al 1° posto della classifica regionale.
Le due visite guidate offerte includono:
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