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Il convento di Vallaspra, intitolato a Santa Maria degli Angeli e meglio conosciuto come San Pasquale, è un complesso chiesa-monastero di origine francescana, immerso nel verde e circondato da un parco attrezzato con percorsi per il trekking ed aree pic-nic. Fondato nel 1408 dal Beato Tommaso da Firenze che qui si fermò, conquistato dalla natura selvaggia del luogo e dalla sacralità di un’antica “cona” venerata ancora sotto il portico, il convento ha subito un plurisecolare travaglio edilizio e si è distinto come centro di studi teologici e filosofici. Fra le sue mura hanno attinto la santità frati e beati che sapevano coniugare preghiera e lavoro, tra cui la pazienza dell’applicazione al telaio nel lanificio del convento, attivo fra XVI e XVII secolo. L’intervento edilizio più importante è la costruzione del maestoso portico in laterizi a 5 arcate, sormontato da una trifora, da un timpano e da un piccolo campanile a vela, espedienti architettonici che simulano la facciata della chiesa nascosta all’interno delle arcate. Sulla porta della chiesa è impressa una iscrizione che definisce la località non aspera, selvaggia, da cui il toponimo Vallaspra, ma amena e profumata di fiori, un vero paradiso. L’interno ad una navata, con navatella laterale su cui si apre la cappella dedicata, nei primi del Settecento, a San Pasquale Baylon, è stato rimaneggiato nel XX secolo, ma conserva una statua di San Francesco in terracotta del XVI secolo, una grande tela del barocco napoletano e reliquari, beni, arredi e suppellettili di interesse storico, molti dei quali provenienti da chiese sconsacrate o inagibili. Il portone di ingresso del convento, con impressa la data 1731, immette in un piccolo e raccolto chiostro a due piani, al centro del quale campeggia il pozzo che fece sgorgare miracolosamente l’acqua nel 1709, in un periodo di siccità. Diverse cappelline, un rustico refettorio, una biblioteca, stanze per l’accoglienza e per gli incontri qualificano gli interni del convento che custodiscono anche i resti di una tavola cinquecentesca di scuola veneziana, un tabernacolo del XVI sec. ed il gruppo della Madonna della Seggiola, di raffinata arte popolare ottocentesca. Chiuso una prima volta per effetto delle leggi murattiane, riaperto e poi di nuovo chiuso dopo il 1860 ed utilizzato dal comune di Atessa come rimessa e magazzino, il convento è tornato agli antichi splendori con i Missionari Oblati di Maria Immacolata che hanno retto la struttura dal 1936 alle soglie del duemila e che, tra le altre opere, hanno realizzato la grandiosa grotta di Lourdes che si apre sull’ampio piazzale antistante il complesso monastico. La struttura è attualmente gestita dai Missionari Identes ed è finalizzata all’accoglienza di gruppi, laici e religiosi.