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L’imponente e maestosa chiesa dedicata a San Leucio, conosciuta anche come cattedrale, per la controversa attribuzione della prepositura nullius diocesis, rappresenta il cuore pulsante dell’identità religiosa, urbanistica ed artistica della città di Atessa. Complessi lavori di restauro, eseguiti nel 1935, hanno eliminato gli elementi architettonici del barocco e restituito la facciata alla originaria struttura tardo romanica. A San Leucio, primo vescovo di Brindisi, la leggenda attribuisce l’uccisione di un feroce dragone che mieteva vittime ed impediva agli abitanti di due borghi, Ate e Tixa, di frequentarsi e riunirsi. L’erezione della primitiva chiesa, tra X e XI secolo, in onore di San Leucio, allegoria della luce, della fede e del bene, sancisce il processo di conurbazione dei due opposti abitati e la nascita di un’unica città, Atessa. Una costola fossile di animale preistorico testimonia il racconto mitico che cela un processo storico di bonifica delle paludi, adombrate nella figura del drago, simbolo anche del male, dell’ateismo e del peccato, ad opera dei monaci basiliani. Come si può desumere dagli scritti dello storico locale Tommaso Bartoletti (del XIX secolo), nelle forme attuali la chiesa conserva nella facciata gli esiti dei rimaneggiamenti del XIII-XIV secolo: i 3 articolati portali ogivali, un pregiato rosone a ruota, ricco di arcate, trafori, colonnine radiali e decori, opera del 1312 della scuola di Francesco Petrini di Lanciano, e le nicchie con i simboli degli Evangelisti, di San Leucio e dell’agnello divino. L’interno, in origine a tre navate in piano, nella metà del XIX sec., viene ampliato a 5 navate in alzato per esigenze spazio-volumetriche, ed è rivestito di stucchi e decori barocchi nei cromatismi dell’oro e del rosso-bruno. Un affresco rinvenuto nel 2003 nell’abside e raffigurante una processione eucaristica, con evidenziazione dell’Ostia Magna, documenta l’antico assetto della chiesa, oggi adorna di dipinti ottocenteschi, tra cui notevoli gli affreschi sulle volte di Teodoro Trentino, e di raffinati arredi, come il pulpito, il coro, la cattedra prepositurale e la cassa dell’organo in pregevole legno di noce, scolpiti nella seconda metà del XVIII secolo dai fratelli Mascio, artigiani intagliatori locali. Inoltre la croce capitolare e i libri corali del XIV sec., una statua rinascimentale in terracotta, il busto in argento dorato di San Leucio (1731), numerosi arredi liturgici di pregio ed una monumentale dotazione archivistica costituiscono il prezioso patrimonio artistico della chiesa. Tra le opere d’arte di maggior pregio si segnala l’Ostensorio in argento dorato di Nicola da Guardiagrele, datato 1418, uno dei capolavori dell’artista e dell’arte orafa abruzzese, lavorato a sbalzo e cesello, con smalti e lavorazioni in filigrana, sormontato da una statuetta di San Michele che culmina ed asseconda il ritmo ascensionale dell’opera.