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Sulla strada che da Torricella Peligna conduce a Gessopalena agli occhi del viaggiatore appare all’improvviso lo straordinario scenario della Morgia, una visione che lascia stupefatti per la singolarità degli elementi del paesaggio: un grande masso roccioso, si direbbe di dimensioni ciclopiche, sporge dalla pendice della collina che digrada verso la valle del fiume Sangro. Su questo enorme macigno si sono intrecciate le leggende popolari: secondo alcuni, la Morgia sarebbe uno sperone della Majella che l’eroe biblico Sansone, dotato di una forza sovrumana, avrebbe staccato dalla montagna e poggiato lì dove ora si trova. Inoltre Sansone avrebbe colpito il masso con una ginocchiata e dato vita al fiume Aventino con una sua minzione. Altra leggenda è quella che vede nel profilo del masso l’immagine di un leone accucciato, tanto che tra gli abitanti del posto la Morgia è chiamata col termine dialettale “lu leone”. In realtà, il macigno isolato è una roccia che in tempi preistorici per qualche movimento tellurico si staccò dal massiccio della Majella per poi rotolare a valle e fermarsi lì dove ora si trova. Dopo essere stata utilizzata a lungo per ricavarne materiale da costruzione, la Morgia nel 1998 è stata scelta come base di una installazione da parte dell’artista greco Costas Varotsos, che l’intitolò “Orizzonti”, volendo così coniugare l’opera umana con la realtà fisica del territorio.