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In un centro abitato caratterizzato da una struttura tipicamente medioevale, è probabile che anche la Chiesa risalga ad epoca remota. Per di più, l’intitolazione a San Giovanni Battista , come in casi analoghi, fa pensare che l’ipotesi sia prossima al vero. Comunque, l’odierna chiesa appare come un rimaneggiamento, con ogni probabilità attuato in epoca rinascimentale, di un edificio preesistente. Nella facciata si rileva una certa semplicità del disegno architettonico: la sua sagoma a capanna, culminante in un timpano di forma triangolare, con due paraste laterali in pietra, indica come i costruttori non si proponessero di creare un effetto straordinario. Il disegno a triangolo si ripete nella cornice del portale. Analoga impressione di semplicità si ha osservando il campanile, a destra della Chiesa: anch’esso, che appare tripartito in verticale, sembra nato da un’idea genuina e aliena da complicazioni. Nell’interno, ad una sola navata conclusa da un’abside a semiellisse, si succedono arcate a tutto sesto poggiate su paraste rettangolari. Ai lati della navata si aprono le cappelle , fornite di altari e nicchie con le statue dei santi. Tutte le superfici presentano stucchi ed intonaci colorati , a volte dipinti come marmi screziati. Pur nella sua schietta semplicità strutturale la Chiesa di San Giovanni Battista conserva un prezioso patrimonio artistico. Per quanto riguarda le opere di pittura, possiede una bella tela che rappresenta il Divino Amore, dai critici attribuita a un seguace di Raffaello: si tratta di un dono della famiglia principesca dei Caracciolo, che ebbe in feudo la cittadina di Fallo nel Settecento. A questo stesso secolo risalgono due preziosi arredi prodotti dalla scuola napoletana di oreficeria: un ostensorio in argento cesellato e una croce processionale. Pur non essendo nota la provenienza di questi oggetti d’arte, è lecito supporre che in passato sia la Chiesa che il paese godessero di una certa importanza.